L’utilizzo delle piante per ottenere dei prodotti idonei a risolvere od attenuare i problemi della pelle e dei suoi annessi quali unghie, capelli e mucose esterne, risulta antico, anzi, preistorico. L’etnomedicina (così chiamata quella che ogni collettività ha empiricamente applicato in tutto il pianeta) si è sviluppata in direzioni diverse a seconda del tipo di cultura presente nel luogo che si prende in considerazione: sempre in accordo con la filosofia del gruppo sociale specifico. Più in generale le piante sono state investite di proprietà “magiche” attraverso le quali si poteva, o in molti casi, ancora si può, intervenire sulla coscienza propria e unica di ogni cosa: minerale, vegetale, animale, o persona. La raccolta deve avvenire in precisi momenti, in determinate condizioni, da persone “speciali”. La cura avviene in un contesto socio-culturale e filosofico tipico di ogni cultura e sviluppando ricerche che hanno dato origine nel tempo a quelle che oggi chiamiamo semplicisticamente in funzione del luogo dove questa si è evoluta: la medicina tradizionale cinese, la medicina tradizionale mediterranea, quella ayurveda indiana, la medicina tibetana e di tanti altri popoli come quella delle popolazioni indigene dell’Amazzonia o di quelle africane.

I rimedi ottenuti da piante, minerali o animali si legano all’ambiente in cui l’uomo è vissuto e alla possibilità di rintracciare nel proprio territorio tali sostanze. Ciò nonostante altri fattori ambientali hanno reso adatte alcune sostanze piuttosto che altre. Basti pensare alle differenze climatiche che si possono presentare nelle diverse regioni della terra e la conseguente necessità di affrontare problemi specifici al freddo, all’eccessivo irradiamento solare, all’altitudine all’umidità o all’eccessivo secco. Condizioni, queste, alle quali sono connesse conseguenti patologie.

Cenni sulla storia della medicina e utilizzo delle piante officinali

Il primo documento del mondo occidentale che riporta prescrizioni a base di ingredienti naturali, tra cui l’utilizzo di numerose piante, è il Papiro di Ebers dell’antico Egitto risalente al 1550 a.C.

Nell’antica Grecia Aristotele e Ippocrate svilupparono la dottrina degli umori da cui originò la Medicina tradizionale Mediterranea che per molti aspetti può essere paragonata a quelle orientali come quella Cinese, quella Tibetana, quella ayurvedica.

Il medico botanico Dioscoride compilò nel 65 d.C. il De Materia Medica compendio con la descrizione di quasi 600 piante e circa 4.500 usi medicinali, studiato e sviluppato da Galeno (131 d.C.) e che fu riferimento fondamentale per la medicina occidentale fino al 1.600.

Nel 1.500 i primi passi della chimica attraverso quella pratica denominata Alchimia sviluppò tecniche estrattive delle piante innovative e con Paracelso nacque la Dottrina della segnatura: l’osservazione della forma di una pianta (colore, forma delle foglie, frutti, fusti, portamento ecc.) e la sua somiglianza con un organo umano associava l’uso di questa pianta per una patologia che riguardava l’organo somigliante come ad esempio l’Epatica ( Anemone epatica L.) per il fegato, la Polmonaria ( Polmonaria officinalis L.) per le affezioni dell’albero respiratorio.

Accenni su concetti per il riconoscimento delle piante

Attraverso l’uso di tecniche di ripresa accelerata ci si può rendere conto della crescita di un fusto, dello schiudersi di un fiore, della gemmazione su un albero e così via. La scelta di un territorio da parte di una pianta, quella di accrescimento nell’ambito di una comunità con altre specie o l’atteggiamento morfologico individuale ad uno stimolo fisico come vento, luce, acqua, ci può aiutare a conoscere più intimamente, attraverso il suo comportamento l’identità della stessa;

tutto ciò, ovviamente, in aggiunta alla morfologia, all’odore e al tatto. L’osservazione del comportamento può essere chiamato etologia vegetale.

L’osservazione olfattiva è quella che, spesso, ci permette di capire di che pianta si tratta: anch’essa ha bisogno di abitudine ed esperienza. L’osservazione tattile è, tra le analisi organolettiche, la meno considerata, anzi, spesso non contemplata, ma più che per il riconoscimento della specie, ci può aiutare ad individuare o confermare la presenza di alcune sostanze farmacologicamente utili quali ad esempio le mucillagini. Queste non hanno odore, non hanno colore, non hanno forma, ma stropicciando una foglia di piantaggine o il bocciolo floreale della malva, ci si può rendere conto dell’effetto tattile che si percepisce: appiccicoso e umido.

L’osservazione del colore ci riporta alla probabile presenza di alcune sostanze attive: gli antocianosidi sono viola come i frutti di mirtillo nero, mirtillo rosso, mora di rovo, mora di gelso o come i fiori di Malva, di Carcadè o il pericarpo del frutto della melanzana; i flavonoidi ( flavus= giallo) come i fiori di calendula, camomilla, iperico scorze di frutti come arancia, limone resine cerose come il Propoli.

Tutte queste osservazioni sensoriali ed altre, ci aiutano a riconoscere e comprendere più intimamente l’identità di una pianta e di alcuni suoi principi attivi.

Nel mondo occidentalizzato molte delle tradizioni mediche sono andate perse, altre sono state riscoperte ed analizzate con criteri scientifici o con concetti filosofici evoluti.